Condividiamo questo articolo di Luigi Rigano e Chiara Andolfatto, comparso su Esthetitaly.com, che mette in evidenza luci e ombre della dilagante moda dei cometici "fatti in casa". Attenzione alla sicurezza, alle allergie e alle contaminazioni batteriche!
Il piacere della creazione
Realizzare qualcosa con le proprie mani dà sempre soddisfazione, che si tratti di un dolce improvvisato, di un monile da sfoggiare o di un giardino curato con amore. Se alla gratificazione personale si aggiungono le preoccupazioni economiche in tempo di crisi e la crescente paura delle sostanze “chimiche” (nota bene: noi, con tutti gli esseri viventi, le rocce e i minerali, per il solo fatto di esistere, siamo fatti e circondati dalle sostanze, dette chimiche solo perché studiate dalla chimica) non stupisce il crescente interesse per i cosmetici “fai da te”. Complice anche il passaparola on-line, sta aumentando l’uso di materie prime naturali, impiegate in ricette casalinghe, per la preparazione di prodotti di bellezza estemporanei e magari anche per il sollievo delle lievi irritazioni.
Ricette base e formule complesse
Il mondo del cosmetico “fai da te” è vasto: si passa da preparati molto pratici, elementari, a complesse ricette cosmetiche. Un esempio mutuato dalla tradizione delle nostre nonne: strofinare viso, collo, decolleté e le mani con fettine di cetriolo; un trattamento semplicissimo per una sensazione di freschezza e idratazione alla pelle, che appare anche più liscia e morbida. Aumentando il grado di difficoltà, per ottenere un cosmetico più elaborato, come una crema, occorrono grossomodo le stesse indicazioni necessarie per preparare un piatto complesso in cucina. Ovvero, l’elenco degli ingredienti e le loro quantità relative, il metodo di preparazione, l’ordine di aggiunta, le modalità e i tempi di mescolazione e di cottura, la descrizione delle fasi intermedie e, se previsto, anche l’assaggio finale per verificare che tutto sia andato a buon fine. Per il cosmetico sono però essenziali anche diverse precauzioni aggiuntive…
Sicurezza innanzitutto
Se infatti preparare un cosmetico da sé può rivelarsi divertente ed economico, le convinzioni sull’innocuità del prodotto risultante (“so cosa ci ho messo, sono tutti ingredienti naturali o alimentari, quindi ho preparato un cosmetico sicuro”) possono essere una chimera ingannevole. Innanzitutto perché il prodotto può non essere preservato adeguatamente dalla crescita di batteri, lieviti o muffe. I cosmetici, anche quelli fatti in casa, devono essere molto sicuri dal punto di vista microbiologico. Quelli prodotti industrialmente sono sottoposti a una prova detta challenge test (sfida batterica), ovvero si osserva come la formulazione reagisce a un’aggiunta esagerata di microrganismi selezionati, in condizioni ambientali standard.
La contaminazione batterica
Se il prodotto è stato adeguatamente preservato, i microrganismi sono velocemente eliminati o ridotti di numero, sotto la soglia di sicurezza. Si mima così la peggiore condizione d’uso possibile, quando si immergono le dita non ben lavate nel vasetto o si lascia il cosmetico esposto all’aria per molto tempo. Se la formulazione supera il challenge test, può essere considerata ragionevolmente sicura dal punto di vista batterico. Per ovviare a questo problema, il cosmetico preparato in casa senza sostanze conservanti deve essere utilizzato subito e conservato in frigorifero al massimo per 2 giorni (le basse temperature rallentano la proliferazione batterica); questa stessa precauzione può ritardare inoltre molti processi di destabilizzazione chimico-fisica del prodotto. L’ideale sarebbe comunque addizionare sostanze preservanti adatte per cosmetici, anche se queste non sono facilmente reperibili. Per usarle correttamente sarebbe poi necessaria un’ottima conoscenza delle combinazioni più efficaci, delle massime concentrazioni d’uso consentite dalla legge cosmetica (per evitare sovradosaggi, questi davvero dannosi per la pelle). Alcuni oli essenziali ed estratti vegetali con proprietà antibatteriche note possono comunque essere utilizzati in combinazioni sinergiche a scopi di conservazione.
Evitare gli allergeni
Gli oli essenziali, è importante saperlo, non sono privi di allergeni... ovvero sostanze considerate tra le principali responsabili dell’insorgenza di allergie da profumi in soggetti predisposti. È opportuno che gli individui già allergizzati le sappiano riconoscere per poterle evitare. Dal 2005 esiste l’obbligo di indicare nelle etichette dei cosmetici 26 sostanze (il cui numero sarà prossimamente aumentato) con potere allergenico noto, spesso introdotte come ingredienti costitutivi del profumo. Tra queste, alcuni ingredienti comuni come il limonene, il geraniolo, il linalolo. Per il cosmetico casalingo, se si utilizzano oli essenziali, è bene richiedere al fornitore degli stessi un documento che specifichi la presenza e la quantità degli allergeni contenuti.
Igiene in tutte le fasi
Un’azione accessoria molto importante per garantire qualità e sicurezza al cosmetico riguarda la pulizia dell’ambiente di preparazione. Così come avviene a livello industriale, dove sia l'igiene degli impianti di produzione sia tutte le attività rivolte a mantenere sotto controllo l'esistenza, la crescita e la proliferazione di microrganismi nelle aree di produzione e stazionamento di materie prime, semilavorati, sfusi e prodotto finito, devono rispettare severi requisiti igienico sanitari e specifiche norme di buona fabbricazione (Good Manufacturing Practices, o GMP). Allo stesso modo la stanza e gli strumenti usati per preparare il cosmetico domestico dovrebbero essere “uno specchio”!
Attenzione alle dosi…
Anche i livelli di purezza e il profilo di innocuità degli ingredienti utilizzati determinano la sicurezza del prodotto finito. Il mito che “tutto ciò che è naturale e alimentare è buono” è presto sfatato: tutto dipende infatti dalle quantità d’impiego, dalla corretta conservazione degli ingredienti e dalle loro caratteristiche, nonché dalle (spesso imprevedibili) interazioni che possono verificarsi quando vengono miscelati. Prendiamo ad esempio il peperoncino: l’impiego cosmetico è dovuto agli effetti antinfiammatori, analgesici, lenitivi e antiossidanti della capsaicina che contiene. Questo stesso principio attivo, applicato sulla pelle, stimola le terminazioni nervose e sviluppa una sensazione di calore, con conseguente desensibilizzazione ed effetti analgesici e lenitivi, potenziati inoltre dalla sua natura antiossidante. La capsaicina è tuttavia un forte irritante, per cui deve essere impiegata nei cosmetici in piccolissime quantità (non superiori allo 0,0025%) che sarebbero misurabili con le comuni bilance da cucina solo nel caso di produzione di moltissimi chili di prodotto (eventualità assai remota…).
…e agli angoli
Un altro esempio è quello dello zucchero o del sale grosso o ancora dei noccioli di frutti sminuzzati, usati come scrub casalinghi per il loro effetto esfoliante. I granuli possono presentare spigoli acuti che, in aree del corpo delicate (mucose esterne, viso e occhi), possono essere troppo aggressivi. Il potenziale “graffiante” può essere ridotto se sono applicati sotto la doccia.
I cosmetici presenti sul mercato sono, per legge, “garantiti” dal punto di vista della sicurezza: sono infatti tutti corredati da un dossier in cui si dimostra l’innocuità prevedibile nelle normali condizioni d’uso. Ciò avviene sulla base della letteratura esistente sui componenti, conoscenze scientifiche, dati tecnici e di tossicità, quantità e modalità di utilizzo dei prodotti e risultati di studi condotti per dimostrare la tollerabilità cutanea. Un tipo di cosmetici “semi-casalinghi” sono i preparati pronti all’uso, facilmente reperibili nelle erboristerie o nella grande distribuzione. L’esempio più comune sono le maschere di bellezza: polveri di argilla o miscele di alginati e alghe, da mescolare prima dell’uso con acqua, in rapporti specificati, per ottenere un preparato omogeneo da stendere sulla pelle e rimuovere dopo un certo tempo. L’acqua da addizionare può essere personalizzata con ingredienti funzionali idrosolubili o profumata con oli essenziali. Attualmente ancora poco diffuso in Italia l’impiego di emulsioni base pronte, personalizzabili dal consumatore. Sono creme semplici, miscelabili per semplice agitazione con ingredienti casalinghi come infuso di camomilla, succo di agrumi, amido, olio d’oliva, miele, yogurt ecc. Da evitare invece sicuramente sono i solari “fai da te”, che non solo non proteggono dai raggi UV, ma possono causare reazioni di fotosensibilizzazione nel breve termine e danni irreparabili nel lungo termine.
Luigi Rigano - Chiara Andolfatto
Esthetitaly.com
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